giovedì 26 gennaio 2012

Processo Ixfin, sentenza prevista per l'estate ma in appello scatterà la prescrizione

Dovrebbe arrivare entro l’estate l’attesa sentenza del processo Ixfin in corso di svolgimento al Tribunale di Roma, che vede imputati per i reati
Renzo Polesel
di malversazione ai danni dello Stato e tentata truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche amministratori ed ex dirigenti della società di telecomunicazioni tra cui Renzo Polesel, ex vice-presidente di Confindustria Caserta e attuale presidente della Jabil di Marcianise, Massimo Zanzi, patron della Telital di Trieste e Loreto Fulchir, proprietario tra l’altro della Finmek. Una corsa contro il tempo che non eviterà comunque la prescrizione di tutti i capi per il gennaio del 2013, quando presumibilmente sarà in corso l’appello. Gravi i fatti contestati. In un arco di sei anni, dal 1999 al luglio del 2005, gli imputati avrebbero utilizzato per finalità diverse da quelle stabilite i fondi erogati dal Ministero dello Sviluppo Economico per progetti di ricerca e prodotti altamente tecnologici, come la banda larga e la Concept Car, una specie di auto del futuro, progetti in realtà mai portati a termine a dispetto della documentazione presentata al dicastero. I fondi pubblici servivano a tenere in vita lo stabilimento ex Texas Instruments di Aversa, che l’Ixfin abbandonò per trasferirsi all’ex Olivetti di Marcianise. L’area aversana di 52mila quadrati, ubicata nei pressi della fermata della metro regionale, è stata poi oggetto di una vera e propria speculazione edilizia, finita dopo vari passaggi all’Esseci Immobiliare di Aniello Cesaro, fratello del presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, che ora vorrebbe costruirvi appartamenti e uffici, mentre il sito di Marcianise, come accertato nel processo in corso a Roma, fu lentamente spogliato di macchinari acquistati con soldi pubblici, finiti poi negli altri stabilimenti Ixfin di Chieti e Avezzano, mentre gli avveniristici progetti, salutati dalla stampa locale come fiore all’occhiello dell’industria casertana, rimasero sulla carta nonostante i quasi 15milioni di euro erogati dallo Stato. Nel luglio del 2006 l’Ixfin è poi fallita lasciando in mezzo alla strada 700 lavoratori, secondo un copione che gli stessi dipendenti avevano già immaginato nel 2001, quando in 141 presentarono una dettagliata denuncia alla Procura di Santa Maria Capua Vetere; l’indagine, andata avanti tra mille difficoltà - ben quattro i pm cambiati - si è chiusa solo nel 2007 lasciando incredibilmente fuori il titolare della Ixfin, l’imprenditore irpino Massimo Pugliese.
l'Ixfin di Marcianise
La Procura, tra l’altro, non ha approfondito l’aspetto relativo ai passaggi di proprietà del sito aversano, nonostante le pesanti ombre “speculative” emerse già nell’informativa di reato presentata dalla Guardia di Finanza il 12 luglio del 2004. La competenza è poi passata al Tribunale di Roma, ma nel frattempo molti lavoratori si sono stancati di attendere giustizia, così solo in tre su 141 si sono costituiti parte civile mentre il Ministero, nonostante i fondi erogati inutilmente, non si è costituito. Il paradosso è che quei soldi sborsati per i progetti fasulli e mai recuperati sono costati all’Italia un deferimento alla Corte di Giustizia da parte della Commissione Europea per aiuti di Stato illegali. 
Il 23 gennaio scorso intanto il collegio presieduto dal giudice Marcello Liotta ha ascoltato l’investigatore della guardia che seguì una parte delle indagini, il quale ha confermato quanto accertato. In calendario restano le udienze del 28 e 30 marzo in cui saranno ascoltati uno dei lavoratori costituitisi parte civile, l’ingegnere Giancarlo Attena, assistito dall’avvocato Francesco Caterino, e il consulente del tribunale Salvatore Ponte, quindi sarà la volta di procura e difesa e poi della sentenza che dovrebbe finalmente chiudere un primo capitolo di una storia che ha ancora troppe ombre e pochi responsabili. 

Antonio Pisani

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