lunedì 23 gennaio 2012

Casale, telecamere a spese dei cittadini contro i vandali della camorra

don Giuseppe Diana
Sono ferme al palo le indagini sui ripetuti danneggiamenti avvenuti al parco giochi di Casal di Principe dedicato a don Peppe Diana, il prete ucciso dai Casalesi il 19 marzo del 1994. Quattro i blitz vandalici compiuti negli ultimi mesi, l’ultimo venerdì scorso, quando sono state sradicate alcune piante dai vasi sistemati lungo il perimetro del parco ed è stato graffiato il marmo della cappella dedicata al sacerdote. Un’area simbolo della riscossa anticamorra che le istituzioni non hanno mai pensato di proteggere con appositi sistemi; “se lo Stato è assente, a salvaguardare il parco ci penseranno quei pochi cittadini stanchi di subire la prepotenza di questi ragazzi” afferma così Renato Natale, ex sindaco di Casale e responsabile in città del presidio dell’associazione Libera; è stato lui, venerdì, allertato dai residenti del posto, a presentare una denuncia alla polizia municipale, così come fece a novembre quando si recò alla Polizia di Stato perché i “soliti vandali” avevano cosparso di immondizia i giardini, danneggiato le giostre e disegnato sui muri con uno spray colorato un kalashnikov e una pistola. “Domani mattina – annuncia Natale - mi recherò in municipio per richiedere al commissario prefettizio Guida l’autorizzazione alla sistemazione del parco a spese di privati. Alcuni residenti si sono detti disposti a contribuire alla realizzazione di un sistema di video-sorveglianza e ad altri interventi di ripristino”. I lavori riguarderanno anche il portone di ingresso. Sul fronte delle indagini, il clima omertoso non aiuta gli inquirenti, gli unici elementi certi sono la giovane età dei responsabili e il valore altamente simbolico del gesto, compiuto in un luogo centrale che sorge a un centinaio di metri dalla caserma sede della compagnia dei carabinieri, a pochi mesi dall’elezioni comunali e in un momento in cui la “federazione casalese” si sta riorganizzando dopo l’arresto di Michele Zagaria. Da fonti investigative si apprende che dopo la cattura della primula rossa non è stato registrato quel  fermento che solitamente caratterizza i periodi di crisi dei sodalizi criminali, insomma le diverse anime del clan sembra si stiano risistemando sotto traccia e in un clima di unità, senza alcuna apparente contrapposizione. Sotto osservazione vengono tenuti due rampolli dei boss in carcere, entrambi incensurati: Carmine Schiavone, residente a Casale, figlio di Sandokan, sposatosi il giorno dei funerali di Michele Orsi, imprenditore ucciso dai killer di Giuseppe Setola il primo giugno del 2008, e Oreste Iovine, figlio di Antonio o’ Ninno, studente alla facolta di giurisprudenza all’Università Niccolò Copernico di Roma, residente a Venafro con la madre Enrichetta Avallone. L’episodio di venerdì potrebbe anche essere un gesto compiuto da qualche ragazzo che vuole colpire l’attenzione di chi comanda, al fine di essere arruolato. Quale che sia il movente, il recente atto sembra aver risvegliato un minimo di senso civico nella cittadinanza.

Antonio Pisani e Marilù Musto 

1 commento:

  1. E' scandaloso come le istituzioni non siano in grado di tutelare un bene simbolo come il parco dedicato a don Peppe Diana. E che i cittadini debbano rischiare in proprio!

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