“Il percolato finiva direttamente nella falda acquifera,
inquinandola.
La discarica di Lo Uttaro
Rispetto alle 500 mila tonnellate di rifiuti autorizzati, nel
sito di Lo Uttaro (situato alla periferia di Caserta, ndr) sono stati sversati un milione e 100 mila tonnellate sino al
1993, anno in cui chiudemmo il sito privato. Con il riutilizzo di Lo Uttaro
come discarica il processo di inquinamento delle falde è stato accelerato. Con
un giro di accatastamenti venne confusa la particella 42 con la 147. In
pratica, nel 2005, venne imposto come sversatoiodi rifiuti la zona delle ex cave di località Lo
Uttaro e venne individuata la ex cava Mastropietro come discarica approvando un
progetto fatto su misura, però, per la ex cava Mastroianni. La Mastropietro era
una cava profonda trenta metri oltre il suolo e, quindi, il percolato, stando
alla mia ipotesi, finiva nella falda”. Questo il centro dell’escussione dell’ingegnere
Bruno Orrico - ex responsabile della struttura tecnica della provincia di
Caserta per contro del commissario di governo per l’emergenza rifiuti in
Campania dal 1994 al 2003 - che, questa mattina, ha deposto come testimone dell’accusa
nell’ambito del processo che si sta svolgendo presso il tribunale di Santa
Maria Capua Vetere, sul sequestro della discarica di Lo Uttaro, a Caserta.
Processo in cui compaiono 5 im
Una mappa dell'area dove sorge il sito
putati (ex amministratori del consorzio di Bacino
Acsa Ce/3, ex commissari di governo per l’emergenza rifiuti e funzionari dell’Arpac)
accusati di aver gestito il sito di trasferenza di Caserta in maniera illecita,
smaltendo rifiuti di ogni genere in un invaso che già dal 1994 era considerato
pieno e di aver inquinato le falde acquifere. Gli indagati sono: Antonio
Limatola, Emilia Tarantino, Vincenzo Musto, Francesco Del Piano e Michele
Greco. Il processo nasce da un’inchiesta del pm della procura di Santa Maria
Capua Vetere, Silvio Marco Guarriello, che ha portato, nel 2007, al sequestro
dell’area situata in una zona periferica di Caserta a poche centinaia di metri da quartieri abitati. Questa mattina, davanti ai
giudici del collegio C del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – presidente
Gianpaolo Guglielmo, a latere Luigi D’Angiolella –l’ingegner Orrico ha spiegato
il “sistema” che aveva portato a inquinare il terreno “per trent’anni e a
subirne le conseguenze per altri trent’anni”.L’attenzione dei magistrati è puntata sulla parte privata della
discarica, gestita dall’azienda Ecologica Meridionale. “I progetti relativi
alla discarica privata di Lo Uttaro sono tutti falsi – ha spiegato l’ingegner
Orrico – in pratica, i progetti cartacei non corrispondono allo stato di fatto.
Lo scopo di tale falsa è quello di indicare la capienza inferiore rispetto a
quella utilizzata, mascherando la realtà si percepiva che la discarica era a
norma. D’altra parte, i controlli da parte dell’Ente Provincia di Caserta non
sarebbero stati mai eseguiti”. Dopo il primo esame del testimone da parte del
pm Carlo Fucci della procura di Santa Maria Capua Vetere, è stata la volta
delle domande dell’avvocato difensore di uno degli imputati, il legale Gabriele
Amodio : “Ingegnere, è vero che lei è stato una sorta di consulente per i
comitati civici contro la discarica Lo Uttaro?”, ha domandato l’avvocato. “Ho
avuto contatti con l’ex vicesindaco Giuseppe Messina per spiegare cosa era
accaduto a Lo Uttaro, ma non ho mai avuto contatti con altri membri dei
comitati”.