venerdì 20 gennaio 2012

Conflitti di interesse e intrecci pericolosi: la verità sull'emergenza rifiuti a Caserta (2)

Ma perché un’azienda con 180 dipendenti che serve un bacino territoriale nemmeno tanto vasto non riesce ad essere efficiente? Il motivo, ben noto a prefettura, forze dell’ordine e magistratura, è che in Caserta Ambiente non comandano i reali proprietari, ovvero la famiglia Roviello presente con l’Alba Paciello srl di Casagiove e l’Ipi srl di Roma dei Deodati, aggiudicatarie con un’Ati della gara bandita nel 2010, ma, come ai tempi della Sace e della Saba, pochi personaggi che gestiscono la società secondo modalità tipicamente clientelari e più spesso familiari, come il già citato Ferraro, o Giuseppe Zampella, conosciuto a Caserta come “Peppe la Porchetta”, partito come venditore ambulante di panini, oggi coordinatore generale operativo, un ruolo che gli permette di intascare oltre 5mila euro netti al mese, e soprattutto di decidere i turni giornalieri e quelli lautamente pagati durante i festivi e di assegnare altri accessori e straordinari; al suo fianco figli e parenti vari, assunti anche di recente, ricompensati con salari d'oro, decine di congiunti di esponenti di spicco della criminalità casertana legati ai Belforte di Marcianise, come i Della Ventura, i Rondinone e i Benenato. 
Un chiosco della famiglia Zampella
Una gestione autoritaria e contrassegnata da sprechi alla stregua di un carrozzone pubblico, incompatibile dunque con un’azienda privata e che non ha trovato grande opposizione nei sindacati, quasi sempre spiazzati dalle improvvise proteste dei lavoratori, e che ha finito per creare discriminazioni e malcontento tra i dipendenti. Una situazione che non fa bene all’efficienza del servizio e che il Comune ha fatto finta di non vedere: è singolare come sia ancora al suo posto il dirigente del settore ecologia Carmine Sorbo, lo stesso che concesse alla Saba, nonostante non avesse il certificato antimafia, la possibilità di partecipare e vincere la gara bandita nel 2008. E’ lui che dovrebbe accertare i disservizi attraverso gli ispettori comunali e sanzionarli. Ma Sorbo é uomo di sistema, come Enzo Ferraro, il quale si trova a suo agio nonostante sia in una delicata posizione, in un conflitto di interessi palese e quasi sfacciato dal momento che il sindaco Del Gaudio ha mantenuto la delega all’ambiente; in caso di assenza del primo cittadino insomma, Ferraro lo sostituisce anche nel ruolo di assessore all’Ecologia. Ma il vice-sindaco non si limita solo coprire i disservizi causata dalla gestione Zampella, ma, con l’acquiescenza di Sorbo, le magagne da lui stesso prodotte in qualità di responsabile del personale alla Caserta Ambiente.
Il dirigente Carmine Sorbo
Il capitolato d’appalto vieta espressamente il subappalto, elevandolo a causa di rescissione del contratto: ebbene ancora oggi, l’azienda si avvale di tre lavoratori assunti presso una cooperativa, la Provvidenza con sede a Nettuno vicino Roma. Andando sul sito della coop si scopre che ha finalità socio-sanitarie, presta infatti servizi di ambulanza, non è dunque un’agenzia di lavoro interinale, men che mai effettua servizi di igiene ambientale: si tratta in pratica di un subappalto, e non di fitto di manodopera. E’ evidente come Ferraro non possa non conoscere una circostanza del genere: nell’estate scorsa, tra l’altro, una ventina di stagionali sono stati assunti con questa modalità. Come è evidente che in qualità di vice-sindaco, non può non conoscere l’imprenditore titolare dell’impianto cui il Comune di Caserta conferisce l’umido: si tratta di Francesco Iavazzi, proprietario di una società come la Impresudsrl raggiunta nel luglio del 2010 da un’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Caserta dopo aver richiesto l’autorizzazione alla gestione di un impianto di stoccaggio nel sito di Lo Uttaro; il provvedimento prefettizio fu sospeso dal Tar, tanto da provocare la reazione dell’ex prefetto Ezio Monaco che, l’otto maggio scorso, di fronte ai parlamentari della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in missione nel capoluogo, si disse “angosciato” per il fatto che il Tar avesse sospeso varie interdittive da lui emesse, tra cui quella all’Impresud. Francesco Iavazzi era comunque ben noto già dal 2008 agli investigatori del Noe dei carabinieri e allo stesso comune di Caserta, in cui Ferraro era consigliere comunale, per aver accettato senza denunciare nulla alle autorità le richieste estorsive provenienti dai Belforte di Marcianise e aver pagato somme alte (fino a 15mila euro); le tangenti riguardavano il noleggio dei cassoni all’amministrazione allora retta da Petteruti. Formalmente Iavazzi non è interdetto, dunque il Comune non ha l’obbligo di rescindere il contratto, così stabilisce il protocollo di legalità sugli appalti firmato il 19 dicembre 2007 dall’amministraziome casertana con Provincia, Regione e Prefettura; ma nel documento c’è un’ultima parte dedicata alle clausole da inserire obbligatoriamente nel contratto tra l’ente e la società privata, tra cui l’impegno per l’impresa a “denunciare immediatamente alle forze di polizia o all’autorità giudiziaria ogni illecita richiesta di danaro…”, cosa che Iavazzi non ha mai nemmeno pensato di fare. Ma la presenza di personaggi dai mille incompatibili incarichi o che incarnano quell’area grigia di interessi tra politica, imprenditoria e criminalità è una regola nel settore dei rifiuti. 
Sirio Vallarelli
Un’altra figura in Caserta Ambiente desta più di una perplessità, quella di Sirio Vallarelli, responsabile tecnico dell’azienda, ottavo livello retributivo, quasi dirigenziale, superpagato dal momento che allo stipendio base di 3050 euro aggiunge accessori come i superminimi arrivando a raggranellare oltre 5200 euro netti: è lui il trait union tra la testa della catena di comando, formata da Ferraro e Puoti, e la base rappresentata da Zampella. Vallarelli, nipote di don Mario, noto e facoltoso sacerdote scomparso qualche anno fa, è un colletto bianco che da anni fa incetta di incarichi direttivi in società operanti nel settore dei servizi ecologici, qualche volta concorrenti, riuscendo sempre a restare a galla nonostante quasi tutte le aziende in cui ha lavorato siano finite male: dipendente e metà degli anni duemila dell’Igica, società di proprietà del Comune di Caivano attiva nella raccolta e smaltimento degli rsu - fallita qualche mese fa – il 30 giugno del 2008 si dimette per diventare dirigente dell’Ecologia Saba, proprio nei giorni in cui l’impresa ercolanese ottiene l’appalto a Caserta; è lui l’uomo di fiducia del titolare Beniamino Sabatino, anche quando emergono le frequentazioni camorristiche di quest’ultimo. Ciò non impedisce a Vallarelli di passare alla Caserta Ambiente nel 2010, nonostante non sia un semplice dipendente, ma il fiduciario del capo interdetto per mafia. Più di un’ombra suscita poi l’incarico di responsabile tecnico ricoperto nella New Ecology Srl, società costituita il 26 luglio del 2010, appena un mese dopo la Caserta Ambiente (23 giugno); un’impresa i cui proprietari sono Umberto Ponzo e Luigi Fedi, già collaboratori di Sabatino all’Ecologia Saba. Pochi mesi dopo la sua costituzione, la New Ecology chiede ed ottiene dalla Regione, con decreto dirigenziale dell’11 agosto 2011, l’approvazione di un progetto per la realizzazione e la gestione di un impianto di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi a Lo Uttaro, una struttura insomma in cui potrebbero finire anche i rifiuti di Caserta Ambiente. Un evidente conflitto di interessi per Vallarelli cui nessuno, Comune in primis, chiede conto. E i proprietari della Caserta Ambiente? Come detto, più che comandare, sembrano subire e avallare le decisioni prese dalla catena di comando dell’azienda. La signora Alba Paciello, titolare dell’omonima srl di Casagiove, ha ottanta anni, è il figlio Pietro Roviello a gestire realmente la società, ma delle sue doti imprenditoriali si sa davvero poco; di certo nella Caserta Ambiente Roviello, pur essendo consigliere di amministrazione, non conta molto, ma è riuscito a fare assumere il cognato. Più esposta è la famiglia Deodati, proprietaria dell’Ipi titolare del 60% delle quote di Caserta Ambiente; Antonio Deodati è il presidente del cda, con la sua impresa Ecocarri fornisce i mezzi che raccolgono l’immondizia. Le cronache raccontano che solo in una circostanza sia riuscito a bloccare un’infornata di assunzioni familiari da parte di Giuseppe Zampella, poi il nulla.

Antonio Pisani e Marilù Musto         

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