venerdì 20 gennaio 2012

Conflitti di interesse e intrecci pericolosi: la verità sull'emergenza rifiuti a Caserta (1)

I sacchetti che si accumulano lungo i marciapiedi del centro, all’esterno dei condomini e dei negozi, nei pressi della Reggia Vanvitelliana e di altri monumenti. Drammatiche immagini di un capoluogo, già ferito da cave e discariche, che ripiomba nell’incubo di una potenziale emergenza sanitaria con costante regolarità, ogni volta tenuto sotto scacco dagli operatori ecologici secondo un copione già visto dai tempi in cui il loro datore di lavoro era la Sace di Mario Pagano, operativa fino al maggio 2008, quindi l'Ecologia Saba, estromessa nel 2010 dopo essere stata raggiunta da una interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Napoli. 
Rifiuti in via Turati (18/01/2012)
L’ennesimo blocco della raccolta è iniziato due settimane fa, quando gli operatori ecologici di Caserta Ambiente, la società privata che gestisce attualmente in regime di proroga il servizio di igiene ambientale, hanno capito che non avrebbero percepito la mensilità di dicembre e la tredicesima: così, da un momento all’altro, senza proclamare alcuno sciopero, bypassando i sindacati che hanno subito passivamente la scelta, hanno fermato l’attività. Giuste le motivazioni della protesta, sbagliate e illegittime le modalità, anche perché il ritardo nei pagamenti è stato di qualche settimana: lasciare i sacchetti per strada con astensioni improvvise e selvagge vuol dire non solo commettere il reato di interruzione di pubblico servizio, ma anche far pagare ai cittadini un conto salatissimo in termini di pericolo per la salute, un danno potenziale che si aggiunge alla beffa di dover sborsare in media ogni anno 410 euro di Tarsu, tra le più alte d’Italia, per un servizio che anche nei giorni ordinari risulta scadente, con strade del centro sovente invase da cartacce, lattine e bottiglie, cassonetti piccoli e spesso stracolmi a far da cornice ai palazzi, rioni popolari e frazioni sporchi e abbandonati, arterie periferiche ridotte a sversatoi di ingombranti, isole ecologiche trasformate in discariche. In più, quest’ennesimo blocco della raccolta costerà decine di migliaia di euro alla cittadinanza viste le 1400 tonnellate di rifiuti ancora per strada che finiranno in discarica senza alcuna differenziazione; l’azienda inoltre, ha fatto sapere di non volere assolutamente fornire altri camion al fine di incrementare la raccolta giornaliera che è pari a 120 tonnellate; i sacchetti dunque resteranno per strada per molti giorni ancora.
Il blocco degli operatori ecologici
La settimana scorsa la Procura ha aperto un’inchiesta sulle proteste, ma in passato, spesso, ne ha tollerato gli eccessi insieme alle forze dell’ordine, favorendo così un clima di impunità tra i lavoratori; la prefettura, in questo come in altri episodi simili, si è invece limitata a convocare riunioni con i sindacati che, come detto, non hanno presa sugli iscritti, mentre l’ente controllore, il comune di Caserta, guidato dal pidiellino Pio del Gaudio, come Ponzio Pilato, ha continuato a lavarsene le mani, come dimostra il suggerimento dato dal sindaco alla cittadinanza di tenersi i sacchetti in casa per qualche giorno, una resa totale di fronte ad una situazione in cui l'ente ha colpe e doveri ben precisi: in situazione di dissesto finanziario, da sette mesi non paga il canone mensile all’azienda che oggi non riceve più credito dalle banche e così non può, e di sicuro non vuole, pagare i salari; incassando regolarmente la Tarsu, il Comune dovrebbe però garantire in ogni modo che la protesta di lavoratori che, va ricordato, non sono suoi dipendenti, non abbia ripercussioni su un servizio già pagato dai contribuenti. Come dovrebbe garantirne l’efficienza ogni giorno dell’anno. 
Il vicesindaco Vincenzo Ferraro
Un assoluto vuoto di controllo e di potere a danno della cittadinanza che si può facilmente comprendere se si considerano gli intrecci, inopportuni e in qualche caso al limite della legalità, tra l’ente locale e la Caserta Ambiente: è noto come amministratori comunali di primo piano ricoprano incarichi direttivi nella società, cumulando il doppio incompatibile ruolo di controllore e controllato, è il caso di Pierpaolo Puoti, dipendente dell’azienda e consigliere comunale dell’Udc ma soprattutto di Vincenzo Ferraro, vice-sindaco in quota Pdl e responsabile del personale alla Caserta Ambiente, un vero privilegiato con auto e cellulare aziendale e uno stipendio mensile che tra retribuzione base, pari a 3050 euro, e accessori tra cui indennità da trasferta e premi qualità, raggiunge i quasi 5000 euro netti; non sono dunque una coincidenza i silenzi del numero due di Palazzo Castropignano di fronte alle intemperanze dei suoi colleghi, o la circostanza che in oltre 18 mesi di attività la società abbia ricevuto un numero esiguo di sanzioni dal Comune, nonostante i continui blocchi della raccolta o lo spazzamento quasi nullo.

Antonio Pisani e Marilù Musto

(continua)


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