Pasquale Giuliano |
Il mega-affare della famiglia Cesaro. L’area, secondo il pentito dei Casalesi Gaetano Vassallo, sarebbe stata acquistata dalla famiglia Cesaro solo dopo il benestare del clan di Francesco Bidognetti. Quel che è certo è che Aniello
Luigi Cesaro |
I sospetti della Guardia di Finanza. E’ il 12 luglio 2004: i militari scrivono di “imprenditori locali, i quali, create allo scopo tre società immobiliari (Iminvest srl, Industrial Progetti srl, Esseci Immobiliare srl), da quanto emerso, sembrerebbero interessati all’area in quanto futura area commerciale e non certo industriale”. Gli imprenditori locali sono Giovanni Spezzaferri, aversano, ed Aniello Cesaro, costruttore di Sant’Antimo: a loro sono riconducibili le tre società citate nell’informativa, create in appena un mese, tra l’aprile e il maggio del 2003. I sospetti dei finanzieri, su cui la Procura sammaritana
Ilario Ferruccio Floresta |
La grande truffa ai danni dei lavoratori. I finanzieri ricostruiscono il passaggio di danaro avvenuto in poche ore il giorno 11 maggio del 1999, quando la cessione dell’area si perfeziona, scoprendo che i soldi sono usciti dalla porta per rientrare dalla finestra. In ballo ci sono anche i fondi statali messi a disposizione per il rilancio del sito: il sospetto, mai accertato, è che parte delle risorse pubbliche siano servite proprio per finanziare la compravendita dell'area. L’Unicom Spa delibera, causa “eccesso di liquidità”, un finanziamento di 25 miliardi di lire alla Telit di Trieste – azienda di Tlc proprietaria della Unicom – che a sua volta ne invia oltre 21, senza alcuna giustificazione, alla Yorik, che nello stesso giorno ne gira 18 alla Unicom per acquistare l’area. Nel trasferimento si perdono almeno sette miliardi che nessuno sa dire che fine abbiano fatto; la vendita di terreno e stabilimento, inoltre, costruito dall’ente pubblico Isveimer nel lontano 1967, doveva essere
Lo stabilimento ex Texas di Aversa |
Marilù Musto e Antonio Pisani
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