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L'Ilva di Taranto |
Potrebbe diventare un nuovo “caso Ilva” la bonifica della
discarica Sogeri di Castel Volturno, che lo Stato si appresta ad effettuare con
un progetto firmato Sogesid, società del Ministero dell’Ambiente. Da un lato le
ragioni di un territorio che dal 1995, anno in cui la discarica è stata chiusa,
subisce gli effetti di una contaminazione continua dovuta al pessimo stato di
conservazione del sito che, impermeabilizzato solo in piccola parte, non ha mai
smesso di vomitare nell’ambiente agenti nocivi come il percolato e il biogas, generando
tra la popolazione alti tassi di leucemie e tumori ai polmoni.
La Sogeri è situata a 4 km dal centro abitato. Sul versante opposto i fondi a disposizione, scarsi, appena 13 milioni, non sufficienti
per una reale bonifica ma solo per un intervento tampone, come il
posizionamento di una copertura in superficie. In entrambe le vicende un ruolo
rilevante lo svolge la magistratura, intervenuta anche a Castel Volturno nel
marzo scorso con il sequestro dell’area di quasi 120mila
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La discarica Sogeri |
metri quadrati; le indagini
svolte dalla Guardia di Finanza di Mondragone hanno accertato infatti che il
percolato, liquido nocivo prodotto della decomposizione dei rifiuti, aveva
inondato le campagne circostanti, in cui sorgono numerose aziende agricole e di
allevamento di bufale, finendo probabilmente nel vicino Torrente Agnena e
quindi in mare. L’ipotesi di reato è di disastro ambientale. Un disastro
gridato a gran voce negli anni dalle associazioni ambientaliste, cui la camorra
ha contribuito in modo determinante sversando a ripetizione nella Sogeri sia
prima che dopo il 1995 i rifiuti speciali provenienti da aziende di tutta
Italia, tanto che il boss Augusto la Torre definì la discarica
“bancomat di famiglia”.
Le cause del disastro. E’ lo stesso “progetto di messa in sicurezza e bonifica
della discarica Sogeri”, già pubblicato tra agosto e settembre sul sito del
Comune di Castel Volturno, ad indicare le ragioni del disastro. Il piano è attualmente allo stato preliminare ma contiene un'indicazione precisa degli interventi definitivi. Le pareti della
discarica sono impermeabilizzate solo in piccola parte, si legge nella
relazione al progetto Sogesid, ovvero “parte dell’ultimo lotto di 64mila
metri quadrati” (la Sogeri
si estende per oltre 100mila metri quadrati), sono dunque vere e proprie groviere
attraverso cui si infila il percolato che poi
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Il boss Augusto La Torre |
torna in superficie o finisce
nelle falde acquifere, che sono ad appena due metri di profondità. Il progetto
riporta i dati di analisi risalenti al 1994 (a cura dell’Enea di Roma) sulle
acque in superficie, che “evidenziano valori elevatissimi di ammonio e di
metalli pesanti”, e del 1995 (effettuate dal professor Giancarlo Morelli della
Federico II di Napoli), secondo cui la “falda a valle della discarica è
interessata da valori elevati di ph, valori relativamente alti di cloruri e da
contaminazione batterica di origine umana in atto”. A tal proposito un altro
studio non allegato al piano, risalente al 2001 e commissionato dall’allora pm
di Santa Maria Capua Vetere Arcibaldo Miller, ha accertato la presenza del liquido
nocivo fino a 40 metri
nel sottosuolo. Per quanto riguarda il biogas, altro prodotto inquinante della
decomposizione dei rifiuti, il piano Sogesid constata che “gli impianti di
captazione (36 pozzi verticali, ndr) sono ormai in disuso e in stato di abbandono”.
Il progetto non cita dati sulle patologie legate all’inquinamento, anche perché
non sono mai stati realizzati studi complessivi sul fenomeno. Alcuni dati Asl
riportano però un aumento del 500% negli ultimi anni dell’assistenza domiciliare ai
malati di cancro, mentre qualche mese fa, alcuni specialisti della clinica
Pineta Grande di Castel Volturno confermarono all’Espresso l’altissimo numero
di leucemie e di tumori ai polmoni e alla tiroide nella zona mentre un pneumologo
affermò che su 400 casi di tumore, il 98% era inoperabile. Del pessimo stato di conservazione della discarica erano
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Percolato alla Sogeri |
consapevoli i vari commissari straordinari delegati all’Emergenza Rifiuti o
alle Bonifiche che ciclicamente provavano, invano, a costringere la Sogeri srl dell’imprenditore
di Casal di Principe Giacomo Diana ad attuare piani di messa in sicurezza
finendo per erogare fondi per interventi tampone come il prelievo del percolato al Consorzio Caserta4, ente controllato dal clan dei Casalesi, più interessato
agli sversamenti abusivi che alle bonifiche come emerge dai documenti giudiziari. Quasi nove i milioni erogati in 15 anni di cui oltre due solo tra il 2005 e il 2007. Dopo ogni prelievo di emergenza, il percolato si riformava, mentre l’accumulo
illegale di rifiuti sia in discarica che all’esterno dell’invaso, complice la
mancanza della recinzione per oltre metà del perimetro, proseguiva
indisturbato: la Finanza,
sempre a marzo, come attesta lo stesso progetto Sogesid, ha scoperto e
sequestrato a fianco alla Sogeri un mega-sversatoio abusivo formato da 5mila
metri cubi di rifiuti ingombranti, tra cui centinaia di elettrodomestici.
Le lacune del piano Sogesid. Una
reale bonifica, secondo molti tecnici, presupporrebbe un’impermeabilizzazione
totale della discarica in modo da isolarla per sempre dall’ambiente
circostante, o in alternativa, una riapertura dell’ammasso con selezione dei
rifiuti non catalogabili tra quelli urbani, da inviare nelle apposite
discariche, e l’edificazione di un nuovo invaso. Operazioni che costerebbero almeno
quattro volte in più degli attuali 13 milioni, ma che potrebbero salvare un
territorio devastato da anni. Nulla di ciò è al momento previsto. Il piano
Sogesid, sulla cui esecuzione vigilerà attentamente la Procura di Santa Maria Capua Vetere tramite la Guardia di Finanza
di Mondragone restando il sito sotto sequestro, prevede di caratterizzare i
rifiuti, ovvero di analizzarne la diversa tipologia, ma non ne prescrive la
rimozione nel caso molto probabile che si accerti la presenza di materiali
tossici, soprattutto perché i fondi non basterebbero; è evidente che in tal
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Il deposito illegale di ingombranti |
caso i finanzieri e la Procura
potrebbero bloccare i lavori, con il rischio che i tempi si allunghino a dismisura. Il piano interviene, altresì, solo su alcune delle
criticità indicate, come la mancanza di “impermeabilizzazione sommitale”, con
il posizionamento di una copertura (capping, ndr), ovvero di un telo per
chiudere l’invaso in superficie in modo da evitare il passaggio dell’aria e
dell’acqua e la formazione di nuovo percolato; il liquido
formatosi negli ultimi mesi verrà prelevato e saranno rimessi in funzione il sistema
di raccolta del percolato e l’impianto di captazione del biogas; sono poi
previsti interventi di "lifting", come “il rimodellamento del corpo della
discarica (che ha un'altezza di ventuno metri) con risagomatura e messa in sicurezza delle scarpate”.
Il regalo agli inquinatori. Il piano
esclude tra l’altro un intervento sul percolato presente in profondità, ed
esclude espressamente che parte dei 13 milioni sia utilizzato per la rimozione
degli elettrodomestici abbandonati, che resteranno dunque a fianco alla Sogeri,
destinando però quasi il 5% dei fondi, circa 600mila euro, quale indennizzo per
i proprietari dei terreni limitrofi che verranno espropriati per far procedere
meglio i lavori. Si tratta di un’area di oltre 16mila metri quadrati attorno
all’invaso, che viene valutata a peso d’oro, per un prezzo al metro quadro di
circa 36 euro; si parte da un’indennità base di 12 euro al metro quadro, già spropositata
trattandosi di aree da anni esposte all’inquinamento proveniente dalla
discarica - sebbene inopportunamente il Puc del Comune di Castel Volturno le
definisca aree
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Le torri abusive abbattute |
agricole – che si moltiplica per tre visto che i soggetti
espropriati figurano anche come coltivatori diretti. I soldi andranno quasi
interamente (oltre il 70%) alla famiglia Cecere, con forti legami di parentela
e di affari con i Coppola (la moglie di Cristoforo Coppola è una Cecere, ndr),
i costruttori delle otto Torri abusive poi abbattute, i maggiori inquinatori
del litorale domizio. I Cecere sono i titolari dell’Azienda Agricola
Bortolotto, una volta proprietaria dei terreni dove sorgono la discarica Sogeri
e l’altra, più piccola (di circa 40mila metri quadrati), denominata proprio
Bortolotto, oggi chiusa ma gestita fino a qualche anno fa dal Consorzio Ce4. Lo
stesso progetto Sogesid dà poi un’altra indicazione importante, stabilendo che in quei
terreni oggetto di esproprio sono “ritenuti ammissibili interventi nel settore
dell’agro-energia ed interventi per la produzione di energia da fonti
rinnovabili”; l’indicazione potrebbe apparire superflua,
trattandosi di un progetto di messa in sicurezza di una discarica, ma non lo è,
se si pensa che la stessa Sogesid, o l’Agricola Bortolotto, sono impegnati
anche nel settore del fotovoltaico. “Le discariche si possono bonificare –
spiega il geologo Roberto Simeone – non gli ammassi di rifiuti indifferenziati
come la Sogeri
e la Bortolotto”.
Marilù Musto e Antonio Pisani