|
Un mezzo del Consorzio Unico |
Con due ex presidenti accusati di concorso esterno in mafia,
un ex direttore generale imputato insieme a boss di primo piano e dipendenti
che forze dell’ordine e magistratura considerano pacificamente dei camorristi,
il Cub, Consorzio Unico di Bacino, ente pubblico formato da Comuni attivo nel Casertano, sembra costituire
un formidabile campo d’azione per quell’area grigia composta da amministratori
locali, spesso sindaci, imprenditori collusi, affiliati e colletti bianchi, che
da decenni gestisce in maniera autoreferenziale il settore dei rifiuti in
Campania. Un sistema già protagonista del fallimento degli ex
consorzi intercomunali obbligatori, che ha messo le mani sul Cub mesi prima che l’ente iniziasse
ad operare, il primo gennaio del 2009. Portandolo in poco più di tre anni alla paralisi finanziaria ed operativa, con introiti ridotti al lumicino per la pratica illegittima di gran parte dei comuni soci di non versare i canoni mensili a fronte del servizio di nettezza urbana ricevuto (ad oggi il Cub vanta crediti con i comuni per oltre 105 milioni di euro), spese esorbitanti per gli stipendi e gli straordinari degli oltre 900 dipendenti e per gli appalti (oltre sette milioni di euro nel solo 2011), spesso inutili, come quelli per la guardania o relativi al noleggio dei mezzi. Cifre peraltro difficili da quantificare non essendo mai stati approvati i bilanci dell'ente a dispetto della legge.
|
Nicola Cosentino |
L'inizio della fine. E’ il 18 aprile del 2008, il
governo Berlusconi - in cui Nicola Cosentino siede come sottosegretario
all’Economia – sta preparando in una delle fasi più drammatiche dell’emergenza
rifiuti il decreto che scioglie i quattro consorzi obbligatori casertani (oltre i cinque napoletani),
fortemente indebitati e infiltrati dai clan, facendoli confluire appunto nel
gestore unico, il Cub. Quel giorno chiude in pratica i battenti la Matese Ambiente,
spa (dichiarata fallita nel 2011) che si occupa di raccolta e smaltimento degli
rsu in 35 comuni dell’Alto Casertano e le cui quote sono detenute al 51% dal
Consorzio Caserta1 e al 49% da
|
Nicola Ferraro
|
un’azienda privata, la Green Line di Nicola
Ferraro, imprenditore di Casal di Principe che di quell’area grigia rappresenta
un elemento di spicco: attivo dall’inizio degli anni ‘90 nel settore dei
rifiuti, un passato abbastanza recente (2010) da consigliere regionale
nell’Udeur di Clemente Mastella, a febbraio 2012 è stato condannato a dieci
anni di carcere per mafia (è tuttora ai domiciliari). La sua Green Line a metà 2008 non ha più i requisiti
antimafia, così i 78 lavoratori della Matese Ambiente transitano al consorzio
Caserta1, trasformandosi senza alcuna selezione in dipendenti pubblici. Tace la
prefettura di Caserta; anzi, l’allora presidente del Ce1 Gianluigi Santillo, sindaco
di San Potito Sannitico, amico e compagno di partito di Ferraro, qualche anno
dopo (il 13 maggio 2010) dirà ai parlamentari della Commissione d’Inchiesta sul
ciclo dei rifiuti che proprio un funzionario della prefettura aveva consigliato
tale manovra, costatagli tra l’altro un’imputazione per abuso d’ufficio.
Tutti gli uomini del Clan. Tra
coloro che beneficiano del passaggio personaggi
|
Sebastiano Ferraro |
già noti alle forze dell’ordine
per la loro vicinanza o appartenenza al clan dei Casalesi e tutti legati a
Nicola Ferraro: vi sono il fratello Luigi, condannato
anch’egli per mafia
(attualmente ai domiciliari), Sebastiano Ferraro, parente dei due, ex
presidente dell’Albanova calcio, la squadra controllata da Francesco Schiavone alias
Sandokan, più volte arrestato e condannato anche nel processo Spartacus, e
Arturo Massaro, che nello stesso periodo in cui viene assunto nel Ce1, è emerso
alcuni mesi fa, faceva le estorsioni per conto di Giuseppe Setola. Passa al Ce1
anche un parente dello stesso “Sandokan”, così come Gelsomina Crisci, compagna
di Nicola Ferraro, nonchè sua stretta collaboratrice. Dopo pochi mesi vengono
tutti assunti nel neonato Cub. Dal Ce1 proviene anche Anna Maria Del Vecchio,
attuale responsabile del personale al Cub, un posto strategico in cui si
decidono promozioni e passaggi di cantiere.
|
Maurizio Fusco |
E’ sempre lei a firmare i reintegri
in servizio dei lavoratori del consorzio arrestati, spesso per associazione
camorristica, e scarcerati: è il caso dello stesso Massaro, o di Maurizio
Fusco, addetto alla differenziata con uno stipendio base di 1703 euro, sempre
reintegrato nonostante la DDA
lo ritenga capozona dei Casalesi tra Bellona e Pastorano, tanto da averne
ordinato
l’arresto in due circostanze, l’ultima nell’agosto
scorso. Fusco, che
la sua carriera di operatore ambientale l’ha iniziata nel 1999 nella Green Line
di Ferraro, è arrivato al Cub attraverso l’ex Consorzio di bacino Caserta4, quello
del litorale domizio, che la DDA
ha scoperto essere un giocattolo nelle mani del clan Bidognetti e di politici
come Nicola Cosentino e Mario Landolfi.
|
Enrico Fabozzi |
Politica e camorra. A Nicola Ferraro sono legati anche gli
ex vertici del Cub: lo è in particolare il primo presidente dell’assemblea dei
sindaci, Enrico Fabozzi, insediatosi il primo gennaio del 2009 in qualità di primo
cittadino di Villa Literno, rimasto in carica fino all’aprile dello stesso
anno, quando si dimette per lo scioglimento del suo Comune per infiltrazioni
camorristiche. Fabozzi è stato arrestato il 15 novembre del 2011 per concorso
esterno in mafia, reato in relazione al quale è destinatario di una richiesta
di rinvio a giudizio della
DDA di
Napoli; ma aldilà del dato giudiziario - la Cassazione ha tra
l’altro fatto cadere altre accuse come quelle di riciclaggio e corruzione -
restano pienamente accertati i suoi rapporti con Nicola Ferraro e il fratello
Luigi, risalenti a molto tempo prima che il Cub iniziasse ad operare. La stessa
decisione di Fabozzi di dimettersi da presidente del Cub, dettata, dice lui, da
un sussulto di dignità istituzionale dopo lo scioglimento del suo comune, riletta
alla luce di alcune intercettazioni, assume invece il significato di un vero e
proprio favore reso a Nicola Ferraro e al sistema politico-camorristico che a
lui faceva capo. Durante una telefonata captata dal pm della DDA Marco del
Gaudio un’indagata parla di un incontro tra Ferraro e Fabozzi: “Io ho sentito
che parlavano e il sindaco di Villa Literno ha detto: io se faccio il sindaco
devo avere la parte mia, io mi sono dimesso dal consorzio, io devo avere un
assegno da te di 9 mila euro, l’amicizia è una cosa e questa ne è un’altra”.
|
Scialdone con la moglie |
Il sistema all'opera. Il
primo provvedimento di Fabozzi in qualità di presidente del Cub è un evidente
favore all’imprenditore casalese: il 22 aprile 2009, poco prima di dimettersi,
nomina infatti quale direttore generale del consorzio unico Antonio Scialdone,
già ex vice-diggì al consorzio Acsa Caserta3, commissariato per debiti di
decine di milioni di euro, ma soprattutto storico collaboratore proprio di
Ferraro, con cui ha iniziato a lavorare non ancora trentenne a fine anni
novanta nelle sue aziende di servizi ambientali. Una nomina, quella di Scialdone, avvenuta in
violazione dello Statuto del Cub che richiedeva una selezione pubblica, anche
se nelle more di tale procedura dava la possibilità di nominare un diggì ma con
incarico di soli tre mesi. Scialdone resta invece un anno esatto, in
|
Enrico Parente |
tempo per effettuare, tra le elezioni comunali
della primavera 2009 che coinvolgono anche il suo paese natale, Vitulazio, e le
regionali del 2010 - in
cui sono candidati lo stesso Nicola Ferraro (Udeur), la moglie Michela Pontillo (nella
lista Caldoro) e numerosi sindaci presenti nell’assemblea del Cub, tra cui
Fabozzi, esponente del Pd, Pasquale De Lucia (San Felice a Cancello) e Vincenzo
Melone (Casagiove) dell’Udc - oltre 700 promozioni e circa trenta assunzioni; in
barba all’espresso divieto legislativo e ad una situazione finanziaria già disastrosa. Tra i
beneficiari degli avanzamenti illegittimi targati Scialdone compaiono Giovanni Orsi, fratello degli imprenditori collusi con il
clan dei Casalesi Sergio e Michele (ucciso da Setola e i suoi killer il 1
giugno del 2008), promosso dal 5° al 6°
|
Luigi Munno |
livello, il sindacalista Domenico
Merolla, segretario regionale della Filas e da sempre critico con la gestione
allegra del Consorzio, ma cooptato nel suo ufficio di staff, Francesca
Stellato,
|
Giuseppe Venditto |
sorella di Giuseppe, consigliere regionale del Pd nonché noto
penalista, passata con una disposizione interna dal part-time al full-time, e
Giuseppe Oliviero, assessore a Villa Literno ma in passato anche consigliere
comunale, incompatibile con il servizio al Cub, ma premiato in quanto uomo di
Cosentino, come emerge dalla prima ordinanza di arresto a carico del
parlamentare del Pdl. La valenza assolutamente bipartisan degli ordini di servizio permette a Scialdone
di operare con la più totale acquiescenza dei successori di Fabozzi, ovvero di Luigi
Munno, sindaco sempre in quota Pd di Macerata Campania, cui dopo circa due mesi
e in perfetto stile da manuale Cancelli succede Enrico Parente, allora primo
cittadino di Grazzanise ed esponente della Destra di Storace, indagato per
concorso esterno in mafia e ritenuto dai magistrati della DDA di Napoli medico
di Michele Zagaria quando era latitante; con Parente opera in qualità di dirigente
responsabile dell’articolazione casertana del Cub l’esponente del Pd Giuseppe
Venditto.
Arrivano i tecnici. Nel febbraio 2010 la legge numero 26 pone in liquidazione il Cub
sciogliendo l’assemblea dei sindaci e affidando la gestione ai commissari
liquidatori nominati dai presidenti delle Province di Napoli e Caserta; a marzo
arriva così il commercialista Gianfranco Tortorano,
|
Francesco Goglia |
che attende un mese prima di rimuovere dall’incarico Scialdone, nel frattempo indagato dal pm della
Procura di Santa Maria Capua Vetere Marco Guarriello proprio in relazione al
vorticoso giro di promozioni per i reati di abuso d’ufficio, voto di scambio e
falso. Nonostante l’inchiesta Tortorano non annulla però i provvedimenti dell’ex direttore generale - lo farà alla fine del 2011 l'attuale commissario liquidatore Gaetano Farina Briamonte - . Scialdone, imputato tra l’altro in un
processo per camorra e smaltimento illecito dei rifiuti insieme a boss del
calibro di Salvatore Belforte, è tuttora responsabile tecnico del Cub, una
qualifica quasi dirigenziale che gli frutta 3279 euro lordi mensili. Dopo la rimozione di Scialdone, Tortorano nomina direttore
generale, ancora senza selezione pubblica, Francesco Goglia, attuale dirigente
dell’ufficio legale del Cub, altro ruolo fortemente strategico con stipendio
lordo di 6500 euro mensili, ma soprattutto ex sindaco di Casal di Principe (nel
2003) e fedelissimo di Cosentino; di Goglia, avvocato,
parla il procuratore capo della Repubblica di
Santa Maria Capua Vetere Corrado Lembo nell’audizione del 13 ottobre 2010
|
Corrado Lembo
|
alla
commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, al termine di un lungo discorso dai toni allarmistici in cui ribadisce l'interesse dei clan camorristici per il settore dei rifiuti e per il Cub e la loro vicinanza a sindaci e amministratori locali
(dell'audizione Dovere di Cronaca ha dato conto in un precedente articolo del 5 maggio scorso).
Per la cronaca Goglia si dimette ad agosto, mentre Tortorano si dimetterà qualche
mese dopo, nel novembre del 2010,
in seguito al coinvolgimento in un’inchiesta della
Procura di Napoli relativa alla liquidazione di una società partenopea.
Antonio Pisani e Marilù Musto