giovedì 8 marzo 2012

Caserta Ambiente, le presenze targate Belforte e le accuse del pentito

“I rapporti con il Comune di Caserta erano tenuti da Antonio Della Ventura, Tonino Rondinone e Peppe “Due”  detto La Porchetta”. A parlare è Michele Froncillo, pentito numero uno del clan Belforte di Marcianise: racconta di come
Il pentito Michele Froncillo
la cosca alleata dei Casalesi gestisca il business dei rifiuti nel capoluogo e nelle città limitrofe attraverso imprenditori collusi e rapporti d’affari con gli enti locali. Parla nel corso di un lungo interrogatorio, datato 2007, confluito nell’ordinanza a carico di Nicola Ferraro, ex consigliere regionale Udeur, condannato il 21 febbraio scorso in primo grado a nove anni e quattro mesi di carcere perché ritenuto un imprenditore organico al clan di Casal di Principe. Froncillo fa i nomi dei presunti referenti dei Belforte nella città della Reggia vanvitelliana, personaggi che ancora oggi, a oltre quattro anni da quelle dichiarazioni, risultano inseriti direttamente o tramite familiari nella Caserta Ambiente, l’azienda che gestisce la raccolta nel capoluogo. Non molto, al momento, per parlare di condizionamenti o infiltrazioni mafiose, ma abbastanza per segnalare un concreto rischio o comunque un interesse reale della camorra per l'attività di igiene ambientale. Da premettere che Froncillo è ritenuto affidabile dai magistrati seppur non sempre le sue dichiarazioni reggano alla prova del dibattimento: di recente un soggetto da lui accusato di un duplice omicidio, quello dei coniugi Biagio Letizia e Giovanna Breda, è stato assolto dalla corte
Antonio Della Ventura
di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (gli altri cinque presunti responsabili erano stati assolti con rito abbreviato); ma è un fatto che le sue dichiarazioni abbiano permesso alla DDA di Napoli di arrestare e far condannare numerosi esponenti del clan marcianisano e, in particolare, ai pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio di far luce, nel 2007, sulla gestione dei parcheggi a Caserta, risultata fortemente infiltrata dai Belforte tramite cooperative come la “Nuova generazione soc. coop. a.r.l.”, gestite da personaggi attivi anche nel settore dei rifiuti, quali Antonio Della Ventura, attualmente detenuto al carcere duro (articolo 41bis) per associazione camorristica e condannato nel novembre 2009 dalla corte d’assise di Napoli all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Di Micco. Le indicazioni di Froncillo non sono dunque campate in aria. Della Ventura è presente in Caserta Ambiente tramite la moglie Concetta Buonocore, dipendente dell'azienda, anch’essa attualmente in carcere con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso: la donna, 49 anni, il 2 ottobre 2011, è stata arrestata perché ritenuta dalla Dda una referente di primo piano dei Belforte. Non compare tra i lavoratori della società di servizi ambientali suo figlio Fulvio, ex dipendente della Sace, azienda che ha gestito la raccolta fino al 2008, ma solo perché nel passaggio alla Saba (giugno 2008), sostituita nel 2010 da Caserta Ambiente, rimase fuori in quanto detenuto proprio per l’affare dei parcheggi. 
In compenso, tra gli assunti in azienda figura Antonio
Il dipendente Antonio Zarrillo
Zarrillo, arrestato il 30 giugno dell’anno scorso per l’omicidio targato Belforte del ventiduenne Francesco Sagliano avvenuto a Recale nel 2003: Zarrillo, che per l’accusa avrebbe fornito le armi del delitto insieme ad Antonio Della Ventura, è stato scarcerato e subito reintegrato nelle proprie mansioni. Tra i lavoratori con contratto a tempo determinato figura invece Nicola Della Ventura, fratello di Antonio: precario già ai tempi della Sace di Mario Pagano, nell’estate del 2008 non passò alla Saba di Ercolano rendendosi così protagonista di un’aggressione ai danni del coordinatore Giuseppe Zampella che, a suo dire, non avrebbe mantenuto la promessa di farlo assumere nella nuova azienda. Della Ventura lo inseguì fino al cortile della Questura e lì fu arrestato: per quei fatti è stato poi assolto. Tra i dipendenti di Caserta Ambiente vi sono almeno sette parenti di Tonino Rondinone, condannato nel luglio del 2009 a quattro anni e due mesi di reclusione dalla prima sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per una tentata estorsione commessa per conto dei Belforte alla società Virtual World di Casagiove: c’è tra gli altri il fratello Gianfranco, titolare del bar Boys a Caserta, arrestato per spaccio di cocaina dalla Squadra mobile il 15 dicembre del 2009. 
Giuseppe Zampella
Ma su tutti spicca il nome di Giuseppe Zampella, 60 anni, condannato quattro anni fa per lesioni e rapina dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, coordinatore generale di Caserta Ambiente: è lui il vero "boss" dei rifiuti nella città della Reggia (della cui gestione il blog “dovere di cronaca” ha dato conto in un’inchiesta del 9 febbraio scorso). Al suo fianco in azienda altri dodici parenti, tra cui quel Lucio Zampella tuttora agli arresti domiciliari per il tentato omicidio del nipote Luigi, figlio di Giuseppe, nonchè operatore ecologico. Secondo l’accusa, nell’agosto scorso, Lucio sparò contro il chiosco di panini del parente almeno quattro colpi di pistola. C’è infine una schiera di pregiudicati, con condanne per rapine e reati di spaccio di droga per cui non emergono accertati legami con la camorra ma la cui presenza segnala un forte deficit di legalità in azienda: persone che dovrebbero entrare nella società aggiudicataria del nuovo appalto per il servizio di raccolta il cui bando sarà pubblicato a metà marzo.   

Marilù Musto e Antonio Pisani